Perché Giuseppe Conte si è dimesso aprendo formalmente la crisi di governo?
Aperta formalmente la crisi di governo, in molti si chiedono perché Conte si è dimesso nella giornata del 26 gennaio rimettendo in moto la macchina istituzionale che passa per le consultazioni e il conferimento di un incarico da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che potrebbe anche decidere di istituire le elezioni nel caso in cui non vedesse una maggioranza stabile.
La crisi di governo
Non si può parlare a tutti gli effetti di una crisi al buio ma senza ombra di dubbio Conte rassegna le proprie dimissioni senza certezze. Il premier dimissionario avrebbe voluto lasciare con una base più solida ma sul suo calendario ha trovato il voto sulla relazione di Alfonso Bonafede. Una porta troppo stretta. La maggioranza rischiava di non avere i numeri necessari e a quel punto Conte avrebbe avuto una posizione sicuramente meno forte.
Perché Conte si è dimesso
Il primo passo che ha portato all’apertura formale della crisi di governo è stato il passo indietro di Italia Viva. Matteo Renzi ha deciso di ritirare le ministre nella speranza di convincere il Presidente del Consiglio a procedere con un rimpasto. Conte invece ha deciso di procedere con la conta in Aula. Alla Camera, nella giornata del 18 gennaio, ha ottenuto 343 voti favorevoli e 263 contrari. Al Senato, il giorno seguente, il premier ha raccolto 156 voti favorevoli e 140 contrari. A Palazzo Madama quindi il premier sì è ritrovato con una maggioranza relativa. Troppo instabile per continuare a governare.
Il Presidente del Consiglio si è appellato alle forze europeiste nella speranza di trovare un sostegno esterno che non è arrivato. Da qui la decisione di rassegnare le dimissioni prima di andare sotto in Aula nella speranza di procedere con la formazione di un Conte ter.